Salute e paradossi
Allo stato odierno delle conoscenze il più antico documento che testimoni l’utilizzo di armagnac è l’opera del francescano Maître Vital Dufour (1310), medico della scuola di Montpellier.
L’autore segnala ben 40 virtù terapeutiche che spaziano dall’epatite al cancro, ma il primo impiego terapeutico di armagnac, storicamente accertato, riguarda la morte atroce di Carlo il Malvagio, re di Navarra (1387); su indicazione dei medici di corte si ricopriva per la notte di abiti imbevuti di armagnac e fu sufficiente che un servo sbadato avvicinasse un cero per provocare la tragedia.
–Spirito inquieto, anima nera, impotente nei misfatti come nelle orge….- Così lo dipinge Chateaubriand e possiamo anche sorvolare sulla nemesi storica ma chiaramente si trattava ancora di impiego terapeutico.
L’importanza di una “cauta” assunzione di armagnac é testimoniata da un documento del 1441 scovato ad Auch, nella biblioteca del seminario; concerne l’influenza del distillato sulle matrici delle donne e certifica che esso aiuta molto il concepimento dei bimbi.
Ignoro se tuttora il beneficio avvenga tuttora, convengo però sul fatto che una buona dose di femminile euforia, così come una conclamata ebbrezza del maschio, quantomeno non aiuti la contraccezione.
Nello stesso documento troviamo la conferma di quanto il pericolo infettivo fosse presente; si prescrive di disinfettare le ustioni con acquavite e di ungere le piaghe con uova di gallina.
Immagino per i pochi sopravvissuti al dolore.
Tornando all’uso terapeutico storico vi è pure la testimonianza (1470) di una lettera di scuse inviata da Carlo d’Armagnac al Parlamento di Parigi: a causa di un “flegma salsum” si curava da mesi con l’armagnac e non poteva essere presente.
Una cura così protratta lascia dei dubbi sull’efficacia della stessa; in realtà devo riportare le non rassicuranti motivazioni della convocazione, così come l’opportunità delle visite fiscali anche nei tempi passati.
Più singolare utilizzare l’armagnac per curare la scabbia; i Templari reduci dalle Crociate e dall’assedio di Rodi (1522) ne erano spesso affetti e trovarono accoglienza e cure in diversi monasteri della Guascogna.
Me ne fece cenno un frate che mi accompagnava nella visita all’Abazia di Flaran: i malati erano prima rifocillati e poi iniziavano la terapia a base di bagni di fango e impiastri di armagnac. La terapia era così efficace che il vescovo di Auch prese in considerazione anche un intervento divino; il fatto miracoloso era anche giustificato dall’ignoranza medica dei tempi, poiché la scabbia era spesso confusa con la lebbra.
Per chi non ha dimestichezza con l’armagnac, segnalo che esiste un “paradosso guascone” e fa riferimento alla longevità della gente del luogo; in effetti, la vita media è superiore di circa due anni a quella nazionale.
Il fenomeno è continuamente monitorato e pare accertato che le componenti polifenoliche acquisite con i tannini tramite l’invecchiamento in legno di quercia locale posseggano una spiccata attività antiradicalica.
Tornando al citato paradosso e senza volermi attrarre anatemi guasconi, mi permetto di richiamare l’attenzione del lettore sull’importanza dello stile di vita di queste persone; il lavoro fisico, un tipo di alimentazione basata sui vegetali, un clima splendido e l’assenza d’inquinanti industriali non penso che siano estranei. Anche per non indurre il lettore troppo ottimista, a una dieta a base di foie gras e armagnac.
Forte di questi presupposti e memore della tradizione di famiglia, il Signor Alain Lalanne del Domaine San de Guilhem ha approntato una confezione da 20 cl di armagnac, la Jouvence, dotata di contagocce e corredata di suggerimenti posologici. Propone di assumerne qualche stilla in un cucchiaio da caffè con zucchero e garantisce essere la panacea per tutte le giornate tristi e uggiose.
La somministrazione proposta dal Signor Lalanne è normalmente definita canard, ovvero anatra e il Signor Matignon, al quale sono grato per l’informazione, non è stato in grado di chiarirmi il collegamento fra l’anatide e la terapia, ma sua madre l’ha praticata a lungo e al 10 maggio 2011, viaggiava verso i 108 anni. Con serena e compiaciuta ignoranza di terapie antiradicaliche.
Nella ricerca è pure segnalata l’esistenza di un'altra formulazione di armagnac presentata in fialoide.
Ѐ assunta agli onori della mia cronaca per ben tre ottime ragioni: come la precedente non ha alcuna dignità, il colore è indefinito e, somma provocazione per l’autore, è distribuita da un importatore italiano.
Esiste pure una formulazione (dieci fialoidi) con un nome che richiama quelli normalmente usati per i farmaci. Una sorta di foglietto illustrativo chiarisce che non si tratta di preparato terapeutico; ho appurato che esistono simili iniziative, da parte della stessa società, dedicate al cognac e ad altri distillati.
Magistrale la scritta sulla scatola:
“Rimedio da cavallo”.
Per fortuna qualcuno ha voluto onorare i 700 anni del documento in modo degno.